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Cenni storici

Le principali informazioni sulla storia della città

cenni storiciIl territorio comunale si sviluppa lungo la Via Bazzanese, l'antica Via Claudia di epoca romana il cui tracciato, anche se non corrisponde più esattamente a quello odierno, si sovrapponeva alla ancor più antica Via Petrosa, probabilmente di epoca villanoviana, che da Bologna conduceva verso Modena.
In questi luoghi l'insediamento umano è attestato da numerosi e importanti reperti archeologici già dall'Età del Bronzo. Le culture villanoviana, etrusca e romana sono documentate con reperti che si possono ammirare oggi al Museo Civico Archeologico di Bologna: corredi funebri di particolare pregio del periodo villanoviano, vasi e bellissime figure in bronzo del periodo etrusco come il famoso Efebo ritrovato nel podere Fruga alle falde del Monte Capra.
Delle comunità medioevali di Gesso, Zola e Predosa, abbiamo notizie da documenti conservati nell'Archivio di Stato di Bologna e nell'Archivio dell'Abbazia di Nonantola: prima di appartenere al Comune bolognese questi luoghi figuravano fra i possedimenti di Matilde di Canossa.
Invasioni straniere, lunghe guerre fra Guelfi e Ghibellini e soprattutto l'importanza politica crescente del Comune bolognese, che arriverà a dominare il territorio circostante, scandiscono la storia medioevale di Zola Predosa della quale conserviamo pochissime tracce: i castelli di Gesso e Zola vengono distrutti in questo periodo così come molte chiese che verranno poi riedificate nei secoli successivi.
Dal XVI secolo Bologna entra a far parte dello Stato della Chiesa e il governo della città e del suo contado rimarrà stabile per i tre secoli successivi: questa stabilità ci permette oggi di vedere, attraverso le testimonianze architettoniche artistiche e ambientali, le varie tappe dello sviluppo economico, sociale e culturale di Zola Predosa. In questo lungo periodo Bologna è governata da un rappresentante del Papa, il Cardinale Legato, e da un Senato formato dai rappresentanti delle famiglie nobili. Fra queste ci sono anche gli Albergati, i Magnani, i Pepoli dei quali oggi possiamo ammirare le splendide dimore zolesi. I componenti di queste famiglie erano stati, in epoca medioevale, mercanti, artigiani, legisti. Venuti a Bologna dalle campagne, si erano arricchiti e cambiando la loro posizione sociale, avevano costruito i loro palazzi entro le mura cittadine. A partire dal '500 essi si accingono a costruire fastose dimore in campagna, spesso nei loro luoghi di origine. Fino a tutto il '700 la dimora di campagna, oltre ad essere bellissimo e confortevole luogo di villeggiatura è soprattutto centro amministrativo della proprietà terriera. La loggia passante e il giardino-campagna compongono il dialogo fra l'architettura e il paesaggio e sono gli elementi che caratterizzano le ville in questo periodo. Nell'800 queste sono costruite con spirito diverso: diventano luogo di villeggiatura borghese, si riducono nelle dimensioni, si fanno discrete con giardini curati per un piacere estetico, staccati dalla campagna coltivata pur conservando l'elemento architettonico tradizionale della loggia passante.
A Zola Predosa sono presenti alcuni esempi di architettura contemporanea: la chiesa di San Luigi a Riale è disegnata da Glauco Gresleri (1975). Il Palazzo Municipale è stato progettato da Ivo Tagliaventi nel 1982 e nella zona industriale citiamo lo stabilimento della D&C degli architetti Adolfo Natalini e Roberto Magris del 1980; dello stesso anno è lo stabilimento della Montenegro degli architetti Carlo Gresleri e Ezio Segrelli. Il modulo architettonico industriale sopravvissuto dello stabilimento "Ex Serenari" (ora Gima) è stato progettato dal Gruppo Architetti Città Nuova nel 1970, mentre lo stabilimento FAAC dall'ingegner Paolo Andina nel 1978.
Ca' La Ghironda è stata recentemente ampliata su progetto dell'architetto Mario Trenti e dell'ingegner Paolo Sorba.
Di molte chiese edificate in epoca medioevale a Zola Predosa conserviamo solo notizie di archivio. La più antica è la "chiesina" di Ponte Ronca dedicata alla Presentazione al Tempio di Maria Bambina, risale al XVI secolo. Quelle che ammiriamo oggi sono state ricostruite o edificate in epoche successive. L'Abbazia di Zola (progetto di Cosimo Morelli) nel tardo Settecento e la Chiesa di Santa Maria di Gesso (con pianta ad aula unica e piccole cappelle laterali disegnate da Agostino Barelli) alla fine del Seicento. La chiesa di Cristo Re a Tombe (arch. Giuseppe Gualandi) e quella di San Luigi Gonzaga a Riale (quest'ultima sorge su territorio di Casalecchio di Reno ma è la parrocchia dei rialesi) sono, pur nei loro diversi stili, di epoca moderna, come il recentissimo e nuovo centro parrocchiale e la chiesa di San Tomaso (ing. Pietro e Giuseppe Coccolini).
Le chiese private, gli oratori annessi alle ville o edificati sui terreni di proprietà, erano numerosi e quelli rimasti hanno permesso alla popolazione, anche in tempi recenti, di disporre di un luogo di culto quando la chiesa principale era molto lontana.
L'antichissima necessità umana di segnare i luoghi con simboli religiosi ci permette oggi di ammirare numerosi pilastrini, di epoche diverse, presenti su tutto il territorio comunale. Quello di Madonna dei Prati (scultura di Francesco Martani) e quello di San Pancrazio (arch. Claudio Zanirato) sono opera recente.
Oggi Zola Predosa sta valorizzando le sue ricchezze naturali, artistiche e architettoniche: la riqualificazione del suo centro, le chiese, le ville, i numerosi esempi di architettura rurale e industriale, il restauro di villa Edvige Garagnani, la valorizzazione di percorsi ambientali ed enogastronomici, nonché la presenza attiva della Pro Loco, di altre associazioni culturali, dell’ufficio di informazione turistica, del Museo d'arte Moderna e Contemporanea di Cà la Ghironda e di Palazzo Albergati fanno di questo Comune un polo culturale sempre più importante.

 

La storia di una unione che ha condotto alla Zola Predosa come oggi la conosciamo 

Mappa (da Zola 200)Come le tessere di un mosaico, il territorio del Comune di Zola Predosa si definisce nel corso dei secoli come la somma di alcune distinte comunità che man mano si uniscono agli antichi nuclei di Ceula, Gesso e Petrosa. Ad ognuno di questi ‘comuni’ facevano capo altri territori, di dimensione minore, ma di non minore durata come Ponte Ronca, Riale, Fontanelle, Marisi, Paderno, Madonna dei Prati, Rigosa, Tombe, Duecentola, Osteriola, Lavino, Gessi, San Pancrazio.
E se Zola, Gesso e Predosa nel Medioevo hanno avuto il loro castello e la loro chiesa, queste comunità minori potevano comunque vantare la loro torre e il loro oratorio. Lo storico Adolfo Belletti fissa nel 1406 l’anno della fusione fra Zola e Predosa, le comunità assestate sulle colline in sinistra Lavino.
Avvenne invece nel 1810, nel contesto delle riforme amministrative d’età napoleonica, l’aggregazione del Comune di Gesso a quello di Zola Predosa, esteso in sinistra Lavino fino ai confini con Ceretolo. Unione ‘bicentenaria’ che è all’origine del Comune di Zola Predosa nella dimensione e articolazione attuale.

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